Paolo Amatucci

Paolo Amatucci dal 18 febbraio 1898 all’ottobre 1904

A fine Ottocento, quando a Castagneto si ritirava un maestro, ce n’era subito un altro pronto per sostituirlo. Dismesso il Biagi, dieci giorni dopo ecco un nuovo maestro a prenderne il posto, Paolo Amatucci, del quale si conosce poco, anche se rimasto a Castagneto fino al 30 ottobre 1904. Giunto a Castagneto, l’Amatucci chiese ed ottenne Oreste Manetti, flautista e capobanda, come suo collaboratore per insegnare la musica: eviden-temente, visti i precedenti del Biagi, era buona politica tenere ottimi rapporti col capobanda. L’Amatucci a Castagneto ebbe due grandi meriti: l’inizio delle partecipazioni a concorsi regionali e nazionali, e la pressione continua perché venissero rappresentate opere liriche, ricorrendo anche al noleggio di costumi di scena presso il direttore del Maggio Musicale Fiorentino, e la premiata sartoria teatrale “Oreste Melandri”. Le due iniziative si tradussero in una crescita qualitativa e quantitativa della Filarmonica, che negli ultimi tempi aveva un po’ segnato il passo. Anche Castagneto ebbe, in quel periodo, una propria “scapigliatura”, non letteraria ma pur sempre con vaghe tendenze artistiche. Validi rappresentanti di questa tendenza furono il fattore degli Espinassi Moratti, Vincenzo Luperi, chiamato “Lupero”, il farmacista letterato sassettano Emilio Agostini, “il Tigrin della Sassetta”, e appunto l’Amatucci. L’Agostini e l’Amatucci composero una romanza. “Amore dimenticato”, dedicandola al Luperi, anfitrione sapiente nella sua qualità di fattore. Nell’ottobre 1904 l’Amatucci lasciò Castagneto per diventare maestro di cappella al duomo di Pisa: un’ opportunità che non poteva farsi sfuggire. Ma, proprio a questo scopo, si era già assentato e al suo posto aveva fatto venire un nuovo aspirante, sia pure provvisorio. Pare che avesse composto una messa in musica di un certo valore che gli favorì la promozione a Pisa, e che fu eseguita dallo stesso maestro e ancora, durante le Triennali del 1928, dal maestro Pistolesi.