Gustavo Vannucchi dall’ottobre del 1928 all’8 agosto 1956
Non fu in assoluto il maestro più duraturo della storia della Filarmonica, superato di poco da Scalzini e da Galluzzi; ma fu sicuramente un maestro di elevato livello e dal grande carisma personale. Nativo di Prato, giunse a Castagneto sul finire del 1928: era stato il Tringali che, subodorato in paese qualche malumore per la imprevista partenza del Pistolesi, si era rivolto al direttore del conservatorio di Firenze, chiedendogli un bravo maestro di musica. Gli fu indicato il Vannucchi, già cinquantenne, che era stato maestro della banda di Prato ed aveva fino ad allora girato l’Italia con varie compagnie di giro. Il Vannucchi, rimasto provvisorio per il primo triennio e poi stabilizzato nel ruolo dal 1932, fu un grande maestro soprattutto con i giovani, per i quali formò una banda nuova, chiamata “Tormenta”; e lo fu pure nella scelta dei programmi da proporre al pubblico. Nel 1934 presentò il celebre “Vexilla Regis” per coro e banda, da lui stesso composto per l’occasione, e fu un successo straordinario che si è sempre ripetuto nelle edizioni successive delle Triennali. Ancor oggi la corale castagnetana ricorda il maestro nel nome della stessa associazione, “Corale G. Vannucchi”. Alcuni giovani ebbero da lui particolari soddisfazioni personali, come il gruppo, ovviamente ben preparato, che portava con sé da Castagneto al Bambolo a far da aiuto per altri giovani da istruire: Palmiro Bezzini prima di partire per Roma, Silio Fontanelli, Luigi Lessi, Aimo Lunardi, Walter Morganti. Poi, tutti a casa, a buio e a piedi, dal Bambolo a Castagneto, con il maestro che raccontava barzellette. Preparò ottimamente i tre “accademisti” per la scuola musicale della GIL parallela all’accademia di Santa Cecilia: Palmiro Bezzini, Doro Aquilini e Agostino Manciulli, nonché Ilio Salvi della banda del Bambolo. In seguito, per vicende belliche, il primo entrò prima nell’orchestra municipale di Roma e poi in compagnie nazionali (Totò, Rascel e Dapporto); gli altri due, più giovani, furono costretti a rientrare a Castagneto e a non più distaccarsene. Fu proprio il Manciulli a sostituire sul podio castagnetano il maestro prima della sua morte, avvenuta nel 1956.